20 ottobre 2007

I visi che ancora vedo.

Ieri ho ripensato a Parigi. E mi sono venuti in mente degli incontri particolari (oltre a quello con la gendarmerie).

Incontri che ogni viaggiatore perfetto dovrebbe fare.

Può trattarsi di persone con cui parli per dieci minuti, o che magari rivedi a cena il giorno dopo, oppure ancora di semplici sfioramenti, o di persone che guardi da lontano creandoti la tua storia in testa.

Prima di dimenticarne altri affido al blog la mia memoria.

La ragazza allo sportello della RER, che invece di ripeterci il prezzo del biglietto ce lo scrive annoiata su una calcolatrice. Frustrata del cazzo.

La rumena dagli occhi più blu che abbia mai visto, a bordo della RER si appoggia tranquillamente a me, parla ad una Hostess di ritorno da un volo in spagnolo inglese e francese. Ma io guardo gli occhi.

Un'altra hostess di colore di ritorno dall'aeroporto, noto che ha dei problemi alla vista ma nonostante questo le espongo i miei dubbi sul funzionamento delle stazioni dei treni. E' gentilissima, e si fa amicizia e ci racconta che lei è di Boulogne, un quartiere a sud ovest. Poverina non riesce a indicarmi precisamente il punto sulla mappa, e per questo le voglio subito un sacco di bene.

Il signore alla fermata del treno che si avvicina e ci chiede se ci siamo perduti (ok probabilmente avevamo lo sguardo di due criceti sbucati in mezzo a un canile).

La ragazza vestita da francesina, truccata da francesina, coi modi da francesina che al tavolino fuori da una brasserie di montmartre accetta di essere fotografata e si mette in posa come una francesina.

Una giappa che con un gruppo di amici e una telecamera urlano una specie di "italia uno" e fanno le scivolate sulla collina del Sacre Coer. Dopo qualche minuto passa affianco a noi e sorridendo come un fumetto giapponese (e con la voce di un fumetto gipponese) ci dice "Hi-iiiii!" (Ciaooooo).

L'italiana all'interno del negozio di frutta e verdura di Amelie Poulin, "Da quanto vivi qui?", "Da troppo" con accento romano e fugge. Antipatica.

Le due russe che si mettono à la Marilin Monroe, sopra lo sfiato della metropolitana davanti il Moulin Rouge, a ballare e a far svolazzare i capelli. Poi cominciano a strusciarsi per circa mezz'ora. Consiglio vivamente il Boulevard de Clichy col tramonto.

Il gatto al cimitero di Montmarte. Lo seguiamo. Scappa tra le tombe. Ma quasi sembra aspettarci. Lo cerchiamo. Si infila tra i mausolei. Infine lo peschiamo, sopra la tomba di Monsieur ACHAuT.

Un barista piuttosto diffidente all'inizio ma poi gli si parla, si fanno due ciacole, è talmente felice di parlare che si dimentica che ha messo a scaldare i nostri café créme. Dentro un microonde. Latte dappertutto.

Due giappe che si fanno fare una foto con noi due sopra il Point Zero. Una mattonella davanti a Notre Dame, il punto da cui vengono misurate le distanze da Parigi. Le giappe poi rientrano nei loro fumetti.

La ragazza americana, capelli neri occhi azzurri, che continua a mandarmi occhiate in treno. Alla mia fermata, mi alzo, mi guarda, tengo lo sguardo, disegno un "Hi" con le labbra, sorridiamo entrambi e mi risponde.

La guardia giurata alla tomba di Jim Morrison a Pere Lachaise con cui ho scambiato due parole. Ma ne ho già parlato.

Signore con bimba in aereo. Un omone parigino che va a trovare il padre friulano, la bimba si affeziona subito ai miei occhiali.

zage, animale sociale

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Sarò sincero, non avevo mai scritto un post che parlasse del mio ultimo viaggio. Farlo adesso era troppo tardi, in più avrei avuto troppo da dire. Ho escogitato questo post. Ma era anche un modo per spingervi a viaggiare lasciando perdere i musei e prendendo contatto con la vera Città.

2 commenti:

  1. Ah, Paris...

    Ho appena letto il commento che hai lasciato a ilpivello, mi è piaciuto molto.
    L'ho superata decidendo che lo scorrere della vita va accettato e assecondato, non contrastato.
    Chissà forse hai scritto così perché sei dei pesci ;)

    à bientôt

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  2. Ciao urlosottovoce, sì sottolineavo per questo il fatto di essere un Pesci :)

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