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9 maggio 2009

Un pesci.

Sono un pesce.
No, sono un pescatore.
Sono di nuovo un pesce che nuota nelle profondità.
Sono un pescatore al polo nord.
C'è un buco sulla superficie del ghiaccio, ci nuoto incontro.
Un pesce esce dal buco, un'altro. Molti pesci.

Non mi sveglio, rientro in un sonno più profondo.

zage

11 aprile 2009

Avessi avuto una fisheye.

Tra i cento sogni e venti incubi di stasera (di cui ricordo pochi flash tipo qualcuno che scampanella freneticamente alla porta, o una festa dove mi dicono di evitare il blu scuro nelle creatività Audi, o una scogliera fatta di enormi marshmallow) c'è un lampo che ricordo meglio.

Sono in una panchina fuori da una casetta, delle persone se ne sono appena andate. Davanti a me un grande spiazzo erboso costeggiato da un bosco e illuminato dalla luna piena. Verso di me corre un dobermann nero e abbastanza feroce da essere terrorizzante dentro un sogno. Un vero incubo da svegliarsi coi sudori freddi, credetemi.

La via di fuga è semplice, la porta di casa è dietro di me. Da qualche anno, come mi è capitato più volte (l'ho già raccontato), quando c'è qualcosa di spaventoso in un sogno riesco a fare uno sforzo quasi cosciente e decidere di affrontarlo. Il cane sbavante mi aggredisce e poco prima di strapparmi le carni da un braccio... lo "accolgo". Si ferma immediatamente e inclinando il muso mostra un sacchettino bianco di tela dentro le fauci.

Allungo la mano passando attraverso i denti aguzzi controllato dagli occhi iniettati di sangue del cane. Prendo e apro il sacchetto. Dentro è pieno di occhi, sono delle belle sfere bianche con una pupilla, preziose come perle. Non ho idea di come interpretarlo ma la sensazione è bellissima, mi sembra un dono meraviglioso.

Il dobermann torna correndo da dove è venuto e rientra nel buio del bosco. Il bosco nella notte mi sembra il riassunto di tutte le paure, sembra l'inconscio più profondo, nel sogno è più terrorizzante del cane. Questo non l'affronto, penso di aver già fatto abbastanza per oggi e penso che ci siano cose che è meglio lasciare all'inconscio.

zage

5 maggio 2007

Devo avere un brutto periodo.

Stanotte ho sognato di essere in mezzo a delle mucche (ma sembravano più tori con un pelo corto da cane), ne accarezzavo una sulla schiena e questa sembrava apprezzare, facendo vibrare i peli.

In qualche maniera anche le altre mucche facevano vibrare il pelo come in empatia con la loro compagna. Insieme a me una persona, che le mucche non provava ad accarezzarle veramente.

La mia muggiva con un MMMMM, e io provavo a fare MUUUUU, e allora lei mi imitava e faceva MUUUU. Allora volevo portarmela a casa. Ma ero proprio convinto eh.

Cosa può essere dottore?

Dice che è colpa del mio nuovo cellulare che mi sveglia così? Ma usare la voce brillante di una bella ragazza no, eh?

Oppure presagiva il fatto che al campanello mi avrebbe appena suonato "un volontario della parola di Dio venuto a spiegarmi come le profezie siano in adempimento" colla voce sicura e perentoria di un ipnotista veterano all'ufficio Lavaggio del Cervello della CIA?

O forse sto ancora sognando?

Post scriptum sul match di improvvisazione citato ieri: non perdetevene uno. Qui a Padova sono finiti, io purtroppo ho visto solo quest'ultimo spettacolo. Ho riso sgolato per due ore e mezza.

zage.

3 marzo 2007

The Catcher in the Zage.

Dopo le riflessioni di ieri, come atteso ecco che sogno di essere il ricevitore in casa base ad una partita di baseball.

Il lanciatore spara la palla, il battitore la manca.

La palla non è una palla ma un cuore, vivo, rosso, in salute, e l'acchiappo col mio guantone.

Strike!

zage

15 febbraio 2007

Sogno solo col cinese sullo stomaco.

Sono in un paesino, case nuove squadrate ma piene di porticati scalette muretti. C'è un ragazzo nudo e peloso che mi sta seguendo. Quasi lucidamente decido che non voglio scappare (è da un po' che quando sogno cose paurose decido di affrontarle) e lo inseguo io.

A questo punto è lui a fuggire. In uno sforzo interpetativo semi-lucido intra-onirico decido che quel ragazzo peloso è la mia parte "bestiale". Nello stesso istante in cui lo penso smette di correre, mi sorride e mi porge una mano a pugno, lo tocco e ci prendiamo per mano cominciando a camminare tranquilli.

Rifletto, se lui è la "bestia" io sono la "ragione". Dunque sono io a doverlo guidare. Nello stesso istante in cui lo penso, si blocca, mi fissa con sguardo sicuro, non ha nessuna intenzione di farsi sottomettere.

Quando capisco che l'unico modo è camminare pari passo guidandosi a vicenda, la "bestia" torna dolce e riprendiamo a passeggiare. E mentre camminiamo lui torna giovane, rimpicciolisce, e anch'io torno bambino e ci abbracciamo e ci addormentiamo su un letto.

zage