5 maggio 2011

Weekend lungo à Paris, la gioia di un titolo in tre lingue - seconda parte

Segue dalla prima parte.


La mattina il Boulevard de Sébastopol vi accoglie più affollato di ieri. Passeggiate verso il centro per prendere confidenza con la città, l'architettura a cui non siete abituati, i tetti curvi, i piccoli comignoli, il traffico confuso di macchine francesi e camioncini graffittati e il sempre presente odore di ferro bagnato che probabilmente sale dai sotterranei della metropolitana. Bello capire poche parole di quello che dice la gente attorno a voi.

Imparate una cosa buffa di Parigi: se apre un negozio di un certo tipo, affianco apriranno almeno una decina di negozi dello stesso tipo. Incrociate ad esempio una fila di cinque o sei negozi di abbigliamento per taglie forti e subito dopo una dozzina di negozi di design d'arredamento. Una cosa molto efficace se ci pensate.

Comunque è ora di croissant e il primo, burrosissimo, lo prendete alla brasserie Le Cerceau guardando la città fuori dalle vetrate. Dopo aver rifornito il vostro zainetto di un paio di sandwìch à enporter, prendete Rue de Turbigo fino a Les Halles: è ora di scendere nella metrò.


Vi procurate un paio di Paris Visite, l'abbonamento che vi permette di girare in lungo e in largo per tre giorni su tutti i mezzi pubblici. Alla prima obliterazione rischiate di venire separati perché una delle due carte non funziona. Una tizia alle informazioni, la prima persona a sperimentare le vostre doti in francese, fa un gioco di carte e sistema tutto. Da oggi ogni volta che timbrate lo fate contemporaneamente, guardandovi negli occhi come due addetti al lancio di testate nucleari che devono girare la chiavetta simultaneamente.

La metro a Parigi si dice metrò, ma se dite Barrière Architectonique credo vi capiscano uguale. Comunque ne ho già parlato, è come un pauroso luna park, un otto volante che vi fa sbucare in pochi minuti dove vi pare, sempre che non rimaniate incastrati in mille trappole strutturali.

La prima tappa sono gli Champs-Elysèes, l'immenso boulevard affollato e costellato dalle grandi marche, passeggiata preferita dal tipico turista americano. C'è anche un gigantesco e spaventoso Sephora, dove a ogni scaffale venite assaliti da commessi simpatici ma armati di nebulizzatori a tradimento. Il cielo è grigetto voglia-di-morire, e lo sarà più o meno per il 90% della vacanza. La Tour Eiffel e il bianchissimo Sacre Coer, visibili da ogni luogo, questa volta saranno sempre inghiottiti dalla foschia. Questo non vi destabilizzerà. Hai trovato lo stesso tempo anche a ferragosto. Per le tue esperienze Parigi è autunno, bianco/nero e feuille mortes in qualsiasi stagione.

All'Arc de Triomphe riprendete la metro-talpa fino alla stazione di Bir-Hakeim dove finalmente intravvedete la rassicurante Senna e lì, dietro l'angolo, vi accoglie in tutta la sua maestosità la Tour e i suoi venditori ambulanti che vi squadrano, sussurrano un español, per poi confermare un italiani. Per gli occhi, a loro detta.


Aggrediti dal vento dei campi di marte vi avventate sui vostri sandwhìch, decidendo il da farsi. Non avete un piano della vacanza ma solo voglia di vivere la città e vedere i soliti due tre posti caratteristici.

Diretti al Quartiere Latino sbucate quasi per sbaglio di fronte a Notre Dame e vi fate un giretto al suo interno. Fra poche sere vi ritroverete davanti alla sua facciata senza nemmeno un turista fra le palle e vi renderete molto più conto di quanto affascinante sia.


Visto che ci siete passeggiate nel lungo senna, fino a raggiungere la punta della Ile, generalmente è un ottimo posto per guardare il tramonto ma nel primo pomeriggio l'unica compagnia che trovate è un'anatra infreddolita. Attraversate la senna e scoprite che il Pont Neuf ha lucchetti di Moccia ovunque.


Il Quartiere Latino. Finalmente. Qui è pieno di gente, profumi e odori dai mille ristoranti di tutte le nazionalità. Ad ogni angolo c'è una libreria. Da uno scorcio intravvedete il Pantheon, ma avete voglia di guardarvi ancora in giro, scoprire che Starbucks va moltissimo, che esistono nail bar dove le ragazze vengono a chiacchierare con “bariste” che gli mettono lo smalto, e poi i macarones. Anzi un solo grande infinito macarones alla vaniglia di Paul.

Si fa sera, scoprite per sbaglio un negozietto che vende oggetti per la casa e di design tra cui molte cose di latta e vi attardate a fare un po' di rilassante shopping.

Hotel, tè, riposino sfogliando la guida e scegliete il ristorante per la sera: Chez Nenesse, lì vicino, nel Marais. Le apparenze sono quelle di un vecchio bar dalle pareti molto alte e annerite, arredamento del dopoguerra, una grossa stufa a legna al centro dello stanzone e la sua canna fumaria che si snoda fino al soffitto. Insomma questo che per molti altri potrebbe sembrare un postaccio a voi vi fa sentire di essere nel cuore della Parigi più vera e vi fa apprezzare moltissimo la buona cucina e il simpatico cameriere disposto a capire il vostro francese ancora arrugginito.

Ordinate un delizioso antipasto di carpaccio d'anatra su insalatina all'aceto di mele e pinoli, una fricassea di pollame con spugnole e patate al forno e dei medaglioni di vitello al miele con verdurine, ottimi piatti su cui fare scarpetta.


Fuori c'è vento, le strade sono sgombre, nei marciapiedi bui ci siete solo voi e due o tre persone che raggiungono i pochi locali aperti di giovedì sera. Passeggiate dritti dritti dentro l'hotel, buonanotte receptionist stronzo, ascensore per fare un piano, corridoio attutito dalla moquette rossa, tessera magnetica, clack, vestiti lanciati a caso, sprofondate nel materasso sfondato e tra cuscini ridicoli vi addormentate sorridendo.

Seguirà la terza parte.


Zage

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