21 ottobre 2007

Il cacciatore di fotografie.

Sono in mezzo a una ventosa piazzetta di sanpietrini, attorno a me casette medievali di ogni forma che cercano di farsi spazio. Al centro un pozzo coperto, in un angolo pure un albero a cui è stato concesso di crescere. Sono solo e ho una borsa.

La apro. Una macchina fotografica, la macchina dei ricordi. Ah ecco. Devo essere un cacciatore di fotografie.

Improvvisamente una porticina si apre ed esce un tizio dai capelli lunghi che indossa una maglietta a righe bianche e nere, in testa un cappello a tesa larga con un nastro rosso. Sembra finto, ma non lo è proprio. Da una bassa galleria escono due ragazzi, i tre si apostrofano in profondo veneziano.

Ah ok. Sono a Venezia. Cazzo ci faccio qui tutto solo il sabato pomeriggio?

Sono venuto qui con la precisa intenzione di perdermi, ho seguito l'istinto intrufolandomi dietro due amanti che si inoltrano in una calle, ritrovandomi in callette senza uscite, campielli silenziosi, al bordo di un canale, o in passaggi più stretti di un metro.

Ora ho davanti una scelta fra tre calli. Non c'è nessuno in vista, solo tanti vestiti appesi a corde tirate tra le finestre. Sembrano brandelli di fantasmi che stanno a guardarmi scommettendo sulla mia prossima scelta.

Sento un rumore, uno sfiato fortissimo d'aria, lo seguo. All'aria aperta balconi verdi lasciati ad asciugare la vernice. C'è un laboratorio artigianale, un buco artigianale direi.

L'oltrepasso velocemente dando uno sguardo furtivo all'interno. Ok, stanzino piccolo, illuminato da una luce giallina, mille arnesi arrugginiti che ricoprono ogni centimetro delle pareti scrostate, un signore anziano con una pistola ad aria. Un'ottima foto.

Controllo il caricatore, ho un 1600, adatto a quell'illuminazione. Svito il silenziatore (il mio 135mm, perfetto per rubare scatti senza essere visti), e innesto un 35mm per una raffica che inquadri l'intera scena. Punto un angolo buio della strada e controllo l'esposimetro mentre traffico con le ghiere di tempi e diaframmi.

Mi muovo velocemente.

Entro.

Sorrido.

Buongiorno.

Comincio ad alzare l'arma.

Posso fare uno scatto al volo?

Sorrido ancora, capisce le mie intenzioni.

Risponde sì, non attendo altro.

Faccio (il) fuoco.

zage

2 commenti:

  1. eheh anch'io knippo voglio vederlo... adesso mi tocca sperare che sia venuto bene altrimenti faccio una figuraccia :(

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